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È da più tempo che, nel percorso dei licei di San Giovanni in Fiore, su impulso del Dirigente scolastico Angela Audia, l’attenzione strategica rivolta al tema della cittadinanza e dei diritti umani è diventata un elemento caratterizzante ogni discorso sulle buone pratiche didattiche e sull’offerta formativa, non solo per il protocollo relativo all’educazione civica, importante e già in atto, ma per la centralità nello sviluppo e nel consolidamento di una coscienza critica e consapevole dei giovani. Cade dentro questa cornice l’adesione, in modalità streaming live, di tre classi – I C, I D, I G – dell’indirizzo scientifico e scienze umane, al Festival dei diritti umani, un’iniziativa di Reset Milano. Partecipazione voluta e inseguita dal prof. Giovanni Iaquinta, inizialmente concepita in presenza e, per l’emergenza sanitaria, declinata a distanza. Senza comprometterne il senso, la forza, il messaggio. Forte e attualissimo il tema dell’edizione di quest’anno, la VI: Algoritmocrazia, edizione articolata dal 21 al 23 aprile, con i ragazzi impegnati, a rotazione, nelle sessioni EDU, della mattina. Curiositas, motivazione, serietà quella dimostrata dai giovani liceali di San Giovanni in Fiore, unico comune calabrese presente. Forti stimoli e impulsi verso la decodificazione di un argomento complesso e delicato, affrontato e presentato con grande efficacia, con la lente di ingrandimento ad opera di esperti del settore, artisti e professionisti della materia, proprio per l’incidenza nel vissuto quotidiano che può comportare per tutti, in particolare per i giovani fisiologicamente con la personalità in fieri, esiti assai pericolosi, a volte drammatici. Sempre discutibili per l’incessante logorio e forzatura della privacy, per l’alterazione inconsapevole della riservatezza, per la cessione involontaria, avventata, imprudente di quote di sovranità della propria vita privata. Del resto è insito nel codice genetico dei diritti umani scoprire il valore di essi, la bellezza di poterne beneficiare e attivarsi perché siano uguali per chiunque, non importa l’età, il genere o il colore della pelle, che racchiude la volontà di raccontare le storie di uomini e donne che hanno speso la loro vita a combattere le disuguaglianze e a denunciare soprusi; persone che hanno vinto la loro battaglia e altre che hanno iniziato una strada che ciascuno di noi, ancora adesso, può proseguire. Indicativo e significativo il campionario di proposte portate all’attenzione di una platea scolastica nazionale. Potenza espressiva e azione illuminante su questioni intricate e multiformi. Come Gigs & rights, il passato che avanza. Un tempo i lavoretti – i gigs – erano saltuarie occupazioni che servivano ai giovani per guadagnarsi una mancia: ora sono la norma. Con un tocco di futuro, però: l’algoritmo che controlla, detta i tempi di lavoro, distribuisce like. Ma qualcosa sta cambiando: i fattorini, simbolo della gig economy, stanno rialzando la testa e provano ad ottenere i loro diritti. La testimonianza di una di loro, la rider Bruna Balsemao Oss e le riflessioni del saggista Davide Serafin; o la visione, dal forte impatto emotivo, del​ corto Dreamlife, di Alessandro Montalbano (Italia) A Russell viene iniettato un chip alla Rockerson, una società specializzata nella fornitura di un programma innovativo: “Dreamlife”, che consente al sognatore di sperimentare sogni ludici. Ma ha tutto il controllo che gli viene promesso? Quando Russell incontra Scarlett si rende conto che preferirebbe vivere la sua vita piuttosto che sognarla; proseguendo con il progetto fotografico, a tema, di Irene Alison, giornalista professionista e photo-consultant: Dalla mobile photography ai social network. Dalla mobile photography al potere degli algoritmi nei social network fino alle immagini realizzate senza fotocamera, senza fotografo e senza soggetti da intelligenze artificiali: come distinguersi nella realizzazione di immagini, come districarsi dalla loro invasione, come sono cambiati il linguaggio visivo e le forme della comunicazione con le immagini? In rapida successione, A scuola di diritti umani: i podcast degli studenti, con Shareradio, la rubrica Digital Divide a cura di Alessandra Vitullo, la rubrica Educazione alla cittadinanza digitale a cura di IRPI, la rubrica Videogame a cura di Riccardo Lichene, per chiudere con il Quiz finale. Ogni giornata lo stesso impianto, in grado di tenere alta la soglia dell’attenzione e l’interesse dei destinatari. E cosi un incedere fitto e rapido di soggetti e motivi tematici: nuove tecnologie, vecchi bias. Il colore della pelle, l’essere donna o uomo che è ancora un problema se cerchi lavoro, vuoi affittare una casa, ti candidi ad una promozione; il corto: iRony di Radheya Jegatheva (Australia). Un film che indaga la relazione tra uomo e tecnologia, dal punto di vista di un cellulare; Data Error, Non è andato tutto bene. Abbiamo fornito i nostri dati, abbiamo scaricato le app di tracciamento, abbiamo le tessere sanitarie elettroniche ma stiamo faticando a controllare la pandemia. Avere tanti dati è il primo passo, ma se non li sappiamo organizzare serve a poco. E a pagarne le conseguenze siamo noi, con amici e parenti in ospedale, ingabbiati dai lockdown: protagoniste Donata Columbro, giornalista e co-founder di Dataninja e Francesca Nava, giornalista di “Presa Diretta” Rai3; e l’ultimo corto, Artificial Bid di Shira Haimovici (Regno Unito): la solitudine, la morte di una persona cara, giochi a carte, un robot umanoide e tre amici ultra settantenni. In un futuro non lontano, Eve, un’anziana signora solitaria ma chiacchierona, compra un robot dalla forma umana per sostituire il suo compagno di bridge morto da poco. Quella che inizialmente pare una relazione perfetta diventa qualcosa di imprevedibile per tutti, tranne che per Eve. Si chiude così un’esperienza ricca e formativa, suggestiva e preziosa, che, secondo il prof. Giovanni Iaquinta, non mancherà di tradursi in azioni virtuose, nelle esperienze umane, nelle relazioni e nell’uso più razionale della tecnologia nei suoi​ giovani studenti. Per il loro futuro, per San Giovanni in Fiore, per la Calabria e per il nostro Paese, che ha tanto bisogno di intelligenze vive, critiche, attente e libere.